Carissime,
è parecchio che non scrivo su queste pagine, e ve ne chiedo scusa, ma ho avuto diverse faccende.
Ho letto solo ieri notte i vostri posts e non posso che dirmi lusingato, da un lato, ma triste dall'altro nel leggere ulteriori conferme dello stato tragico in cui versa la cultura dell'Educazione Fisica nelle nostre povere scuole.
Peraltro, siccome si sa che "nemo profeta in patria", vorrei tanto che almeno per un paio di mesi alcuni miei alunni sperimentassero cosa vuol dire avere a che fare con persone alle quali non frega assolutamente nulla di farti lavorare; forse apprezzerebbero un filo di più le proposte del sottoscritto.
Oggi come oggi chi esercita la mia professione deve riscattare un'immagine di "fancazzismo" (scusate il termine) che la generazione di insegnanti precedente si è appiccicata addosso col mastice, tanto è radicata e, purtroppo, confermata, dalle situazioni reali e dai luoghi comuni.
E' una dura lotta, ma del resto ciascuno combatte la sua. Penso ai nostri ginnasti, Lia come tanti altri, che rispetto ad altre discipline sportive vedono guadagni ben magri se comparati con l'impegno altissimo che richiede essere dove sono.
In questo era carina la frase del film "stick-it", dove la protagonista (Missy Peregim) dice che l'allenamento delle ginnaste d'élite è paragonabile a quello dei marines d'assalto, con la sola differenza che di marines d'assalto ce n'è qualche migliaio, e di ginnaste d'élite poche centinaia, e queste ultime non hanno nemmeno il fucile...
Comunque, visto che amo la mia professione più di quanto ami il guadagno (anche perchè se no avrei fatto altro nella vita), se volete confrontarvi su quello che NON fate a scuola, e magari chiedere consiglio su cosa proporre e soprattutto come proporlo, sono ben disponibile.
Solo una precisazione: io detesto l'agonismo fine a se stesso, e pertanto anche lo sport fine a se stesso. L'attività sportiva è strumento d'eccellenza per trasmettere una EDUCAZIONE motoria in toto del corpo, così che il movimento si arricchisca portando il suo potenziale all'atto. Quello che cerco di perseguire, anche quando insegno, è una plasticità nell'apprendimento. Chiarita quest'ottica, tutto trova poi il suo giusto inserimento e il suo perchè. E quando è chiaro il perchè si fa una cosa, che piaccia o non piaccia è secondario.
Baci.